MECOLEDI’ 25 SETTEMBRE – ORE 19.00
ASSEMBLEA DEI SOCI DELLA CONDOTTA SLOW FOOD VESUVIO
L’assemblea è aperta a soci, ex soci, a chi vuole associarsi ex novo o rinnovare l’associazione e potrà farlo in quella sede con il contributo eccezionale di 25 euro e di 10 per gli under 30.
Vi saremmo grati se darete un cenno di partecipazione scrivendo a slowfoodvesuvio@gmail.com
Cari soci,
il 31 luglio scorso Roberto Burdese (‘o president’) ci ha preannunciato che, nel percorso di avvicinamento al prossimo Congresso nazionale, per permettere a tutti i soci di partecipare a scrivere il futuro di Slow Food in Italia, si è prevista una ampia discussione, in tutte le Condotte, sui nostri temi fondativi. Per tutto l’iter previsto vi rimandiamo alla comunicazione di Burdese.
Relativamente al sondaggio che in quella sede veniva annunciato vi comunichiamo che mercoledì 25 settembre, alle 19:00, presso Equobar a San Sebatiano al Vesuvio (http://www.equobar.it/) si terrà l’Assemblea Generale dei soci di Slow Food Vesuvio. Sarà l’occasione per incontrarci e discutere sui temi che ci appassionano. E’ importante essere in tanti in modo che la posizione della nostra Condotta sul futuro dell’Associazione venga alla luce “sostanziosa”. L’assemblea è aperta a soci, ex soci, a chi vuole associarsi ex novo o rinnovare l’associazione e potrà farlo in quella sede.
Cercheremo di ragionare su temi estremamente seri, che in calce vi riportiamo, nella maniera meno seriosa possibile. Al termine dell’Assemblea potremo restare un po’ insieme a chiacchierare davanti a uno spaghetto alla colatura di alici (o al pomodorino del piennolo per chi gradisce di più), una papaccella napoletana “mbuttunata” e un po’ di vino… tanto per non dimenticare da dove veniamo Cercheremo di contenere la spesa entro i 5 €
Organizzatevi per non mancare, Slow Food è tante cose, è diventato molto articolato e complicato da gestire, disegnamone insieme il futuro.
Queste saranno le questioni all’ordine del giorno:
1. I NOSTRI TEMI
I pilastri del documento “Le conseguenze del piacere”, ovvero gli impegni assunti da Slow Food Italia nel Congresso nazionale di Abano Terme del maggio 2010, dovranno ancora essere strategici nella prospettiva 2014-2018?
Progressiva interazione tra Slow Food e Terra Madre
L’integrazione tra Slow Food e Terra Madre non può essere considerata un vero e proprio pilastro, ma è la nostra visione di fondo, come scritto nelle Conseguenze del piacere, perché Slow Food è la nostra casa e Terra Madre il nostro grande progetto, Slow Food e ciò che siamo e Terra Madre ciò che facciamo. Terra Madre rappresenta la nostra prospettiva per guardare al mondo del cibo, alla sua complessità e ai legami di interdipendenza che esistono al suo interno.
Sta crescendo all’interno dell’associazione questa consapevolezza, le Comunità in Italia sono oggi oltre 400 e in una sorta di simbiosi scambiano energie, idee, stimoli con le Condotte. La partecipazione a Salone del Gusto Terra Madre è il momento di maggiore visione e simbolicità di questa simbiosi e proprio l’edizione tenutasi nel 2012 ha voluto rappresentare al meglio la forza e l’unicità della rete.
Diritto al piacere
Il piacere è una condizione dell’impegno, e viceversa. C’è del piacere nell’essere impegnati mentre l’impegno dà la possibilità di continuare a provare piacere. Il primo storico pilastro di Slow Food è qualcosa che non ha a che fare con gli eccessi ma con il senso della misura, per poterne fare un diritto di tutti, a ogni latitudine, qualcosa di democratico.
Nell’azione quotidiana dell’associazione il piacere continua, da tradizione, a tradursi soprattutto nei momenti conviviali organizzati dalle condotte, cene a tema, degustazioni, visite a cantine, osterie e produttori. Negli ultimi anni questi appuntamenti hanno sempre maggiormente assunto caratteristiche legate a momenti di riflessione, di attivismo “politico”, di sostegno alle comunità dei produttori italiani e del mondo. Il piacere che si lega all’impegno, come suo presupposto e come piacere dell’impegno. Non è soltanto più puro godimento fisiologico, è convivialità nella sua accezione più larga possibile: raccogliere fondi per gli orti in Africa e i Presìdi è occasione d’incontro e scambio; è il piacere di discutere, anche di scendere in piazza a manifestare contro gli Ogm; praticare consumi responsabili ed eccellenti, che magari molto indirettamente garantiscono piacere ai membri di Slow Food in Africa, in Sud America, nel mondo tutto. Non lo rinneghiamo, lavoriamo perché sia di tutti, e condiviso quanto più possibile.
Sostenere pratiche di scala locale
A livello nazionale questo pilastro strategico si è tradotto in svariate azioni. Il mondo della produzione è entrato a far parte attiva di molti comitati di condotta e/o associazioni regionali, di volta in volta stimolando il coinvolgimento delle comunità del cibo (es. nelle iniziative locali di Terra Madre), favorendo la presenza di produttori e produzioni locali nelle attività associative (laboratori, cene, eventi, corsi), promuovendo la nascita di gruppi di acquisto, comunità di supporto, Mercati della Terra (che oggi in Italia conta 27 mercati), progetti di ricostruzione di filiere produttive locali (es. Nutrire Milano), e l’Alleanza con i Presìdi Slow Food e produttori locali, che oggi coinvolge anche cuochi e pizzaioli di 337 locali e ristoranti.
Coltivare la biodiversità
La biodiversità indica la ricchezza e la diversità della vita nei sistemi più semplici (germi e batteri) così come in quelli più complessi (gli ecosistemi) passando per le specie animali e vegetali. La biodiversità è la nostra assicurazione sul futuro, perché permette alle piante e agli animali di adattarsi ai cambiamenti climatici, agli attacchi di parassiti e malattie, agli imprevisti.
Ma nell’ultimo secolo la biodiversità si sta riducendo a ritmi impressionanti, mai registrati nelle epoche precedenti. Insieme alle piante e agli animali selvatici, scompaiono le piante e le razze animali selezionate dall’uomo. E scompare – insieme alla biodiversità vegetale e animale – un patrimonio economico, sociale e culturale straordinario fatto di formaggi, salumi, pani, dolci…
Nati per conservare i cibi – latte, carne, pesce, cereali, frutti – i prodotti trasformati sono innumerevoli, frutto del sapere tramandato di generazione in generazione in ogni angolo del mondo, risultato di creatività e manualità.
Per preservare questa ricchezza Slow Food ha avviato, da 15 anni a questa parte, alcuni progetti: l’Arca del Gusto, i Presìdi, l’Alleanza tra i cuochi e i produttori.
Per salvaguardare, diffondere e valorizzare la biodiversità sono nati anche gli orti Slow Food: orti familiari, comunitari e scolastici. Per avvicinare piccoli produttori e consumatori, Slow Food promuove in tutto il mondo iMercati della Terra.
Diritto alla sovranità alimentare per tutti i popoli
Al Forum delle organizzazioni non governative e della società civile di Roma del 2002 è stata definita come «Il diritto dei popoli, delle comunità e dei paesi di definire le proprie politiche agricole, del lavoro, della pesca, del cibo e della terra che siano appropriate sul piano ecologico, sociale, economico e culturale alla loro realtà unica. Esso comprende il vero diritto al cibo e a produrre cibo, il che significa che tutti hanno il diritto a un cibo sano, nutriente e culturalmente appropriato, alle risorse per produrlo e alla capacità di mantenere se stessi e le loro società». Una definizione che mette in luce in poche righe la complessità di questo concetto e la molteplicità delle situazioni in cui si riverbera. Certo, c’è la questione della fame e del diritto al cibo, ma se ci si chiede “quale cibo”, diventa immediatamente chiaro di cosa stiamo parlando e quali e quanti sono i temi correlati alla sovranità alimentare: dalla questione relativa alle sementi, e alla biodiversità a loro correlata, fino alla riflessione sul ruolo sempre maggiore che le multinazionali del cibo (e – ancora – delle sementi) rivestono nell’ambito della produzione alimentare, dal campo alla distribuzione. L’elemento importante da tenere presente è che stiamo parlando di un diritto di popoli, comunità, paesi, ovvero di un diritto collettivo, che non può e non deve essere negato da scelte individuali o da azioni che mirino a profitti individuali.
Lotta agli sprechi
Il moderno sistema di produzione e distribuzione del cibo, basato su logiche di tipo industriale e orientato al profitto, è lineare e non riutilizza gli scarti della produzione. Questo ha un prezzo in termini di spreco di energia, di risorse, di prodotto con notevoli costi sociali e ambientali. Il cibo è considerato come una merce e gli si dà valore solo attraverso il prezzo. Lo spreco per Slow Food è il risultato di dinamiche economiche e quantitative, ma è anche dovuto alla mancata attribuzione di valore al cibo.
Gli sprechi si possono combattere prima ancora che il cibo venga prodotto, acquistato e consumato, inserendosi in ogni campo del sistema alimentare (grande distribuzione, agricoltura, ambiente domestico, consumatore). Lo spreco alimentare potrà essere debellato quando al cibo verrà riconosciuto il valore di bene comune.
Per Slow Food gli sprechi si combattono comprando fresco, locale, di stagione; in cucina con le ricette della storia gastronomica che spesso negli avanzi hanno un ingrediente fondamentale; recuperando l’arte del cucinare.
Slow Food ha stretto una collaborazione con il Last Minute Market; ha firmato la carta Spreco Zero; ha aderito al documento Meno Rifiuti Più Benessere in 10 mosse promosso da Associazione Comuni Virtuosi, Italia Nostra e Adiconsum; ha pubblicato una guida della collana ‘Mangiamoli giusti’ sul tema in occasione dello Slow Food Day 2013 e opera con progetti come i Mercati della Terra e i gruppi di acquisto. Ma sul lungo periodo è lo stile di vita e di consumo che deve cambiare, e dunque l’educazione e l’informazione rivestono un ruolo di primo piano.
Difesa del paesaggio, del suolo e del territorio
Occuparsi di cibo di qualità implica preoccuparsi del paesaggio agricolo, della salvaguardia dei terreni fertili, cercando ove possibile di arrestarne il consumo.
Per questo motivo siamo promotori del forum nazionale Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori, un aggregato di associazioni e cittadini di tutta Italia (sul modello del Forum per l’acqua pubblica), che, mantenendo le peculiarità di ciascun soggetto, intende perseguire un unico obiettivo: salvare il paesaggio e il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio.
Infatti negli ultimi 30 anni abbiamo cementificato un quinto dell’Italia, circa 6 milioni di ettari; e ci sono circa 10 milioni di case vuote, ma si continua a costruire. I suoli fertili sono una risorsa preziosissima e non rinnovabile, Slow Food non può fare a meno di attivarsi per la loro sopravvivenza.
Valorizzazione della memoria locale
La difesa della memoria locale è funzionale a molta parte del nostro lavoro sul cibo, alle attività produttive del territorio, alla pratica di una sana convivialità. Non si può parlare di economia locale se non si ha memoria locale, perchè i saperi tradizionali sono fondamentali per conoscere e vivere i territori, perchè ci aiutano a recuperare produzioni, perchè sono strumenti attuali e strategici per un’economia davvero sostenibile. Proprio per questo suo carattere territoriale specifico la valorizzazione della memoria locale vede i singoli territori impegnati in attività diverse e legate alla propria specificità. Slow Food Italia non ha lanciato autonomamente un progetto nazionale ma è impegnata a collaborare con l’Università di Scienze Gastronomiche ai Granai della Memoria, un progetto internazionale e di carattere scientifico sul tema della memoria lanciato nel 2012 che offre alle Condotte grandi possibilità di partecipazione. Proprio per condividere gli strumenti per realizzare al meglio le interviste, nel 2012 l’Università ha organizzato un corso di formazione specifico aperto alle Condotte.
Educare al futuro
Pianificare e programmare a lungo termine progetti e iniziative, riformulandoli sulla base dei riscontri della realtà associativa è stato il filo rosso che ha contraddistinto l’educazione di Slow Food in questi quattro anni, nella convinzione che per maturare la consapevolezza delle proprie abitudini alimentari e ricercare una migliore qualità della vita e del benessere del mondo, non possano mancare ingredienti quali l’ascolto, l’incontro dell’altro e una meticolosa organizzazione e condivisione degli intenti.
Per questo, dopo anni di attività e di fermento in ambito educativo, si è aperta una riflessione sul nostro modo di fare educazione. E’ emersa la necessità di sistematizzare le pratiche educative e le metodologie e le tecniche didattiche fino a quel momento adottate, come presupposti per fornire strumenti che consentissero a livello locale di progettare attività educative rispondenti all’esigenze dei territori: dall’individuazione dei principi fondanti (Manifesto dell’educazione Slow Food) alla messa a punto di un manuale d’uso per la promozione di attività educative (Manuale delle buone pratiche), dalla formazione dei nostri formatori sulle metodologie didattiche di tipo attivo e partecipato alla revisione e creazione di nuovi strumenti didattici, fino all’aggiornamento dei nostri programmi didattici, affinché i progetti educativi incorporassero a pieno il legame tra cibo e la salute delle popolazioni, del pianeta e delle relazioni sociali.
Siamo all’inizio di un percorso, che dovrà essere consolidato nei prossimi anni e che vuole riconoscere il ruolo delle comunità locali nel valorizzare ciò che ogni territorio esprime, dando loro voce e forza per utilizzare gli strumenti messi a punto e pensare attività educative sempre più aderenti e funzionali alla crescita del territorio.
Per creare momenti di dibattito e di conoscenza diretta del mondo del cibo, fornire gli strumenti per una scelta alimentare sana e consapevole e stimolare comportamenti di consumo più sostenibili è necessario fare educazione in maniera capillare e diffusa, includendo nei nostri processi educativi destinatari sempre più eterogenei (enti, aziende e consumatori).
2. I NOSTRI PROGETTI
Nel corso degli anni abbiamo creato progetti e abbiamo consolidato alcune grandi attività, di natura anche economica, che hanno contribuito a diffondere la filosofia e le visioni di Slow Food. Iniziative che hanno dato un aiuto concreto ai nostri portatori di interessi (soci, produttori, comunità, eccetera) e hanno spesso finanziato i progetti (sia quelli strettamente associativi, come ad esempio Terra Madre, sia quelli generati dall’Associazione e destinati a una propria autonomia, come ad esempio l’Università di Scienze Gastronomiche).
Questi progetti e attività possono ancora costituire una preziosa opportunità di sviluppo del mondo Slow Food (in senso lato) ma richiedono che sia confermata la convinta adesione di tutta la rete Associativa nazionale. Crediamo ancora in queste iniziative? Sono ancora valide per il 2014-2018?
Presìdi Slow Food
I Presìdi sono 227 in Italia e 170 nel resto del mondo. I Presìdi in Italia coinvolgono oltre 1900 agricoltori, pescatori, norcini, pastori, fornai, casari e pasticceri che preservano tradizioni gastronomiche a rischio di estinzione svolgendo anche un ruolo fondamentale nella tutela del territorio e di aree spesso marginali. Ogni Presidio riunisce i produttori in associazioni o consorzi che rispettano disciplinari di produzione rigorosi, realizzati direttamente dai produttori e ispirati ai princìpi Slow Food. I Presìdi sono seguiti a livello locale da un responsabile Slow Food (individuato nella condotta del territorio e dall’associazione regionale e nazionale) che si occupa della comunicazione e della gestione del progetto. Nel 2008 l’associazione ha registrato il marchio “Presidio Slow Food®” con il simbolo grafico e lo ha concesso in uso ai Presìdi italiani. Il marchio sulle etichette dei prodotti consente ai produttori di distinguersi sul mercato e a Slow Food di tutelare il proprio progetto.
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Nel 2009 è nato in Italia il progetto “Alleanza tra i cuochi e i Presìdi Slow Food” che riunisce oggi oltre 350 ristoratori e pizzaioli che sostengono i Presìdi Slow Food utilizzando quotidianamente almeno tre Presìdi nei loro menù. L’alleanza è una grande rete solidale in cui i cuochi italiani incontrano e stringono un patto con i produttori dei Presìdi Slow Food, impegnandosi a cucinare e valorizzare i loro prodotti. Ogni anno i cuochi organizzano cene e piccoli eventi per sostenere l’avvio di nuovi progetti di Presidio. Nel 2012 il convegno dei cuochi italiani all’Alberese è stato una tappa di riflessione fondamentale per l’Alleanza, che ha stimolato la sua diffusione anche all’estero. Il progetto si è diffuso in Olanda, in Marocco e sta nascendo anche in Francia, Svizzera, Austria e in altri paesi europei, e si è allargato, offrendo sostegno e collaborazione anche ai piccoli produttori locali.
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Arca del Gusto
L’Arca del Gusto è un catalogo on line di prodotti che appartengono alla cultura e alle tradizioni di tutto il mondo e che rischiano di scomparire. L’Arca nasce per segnalare l’esistenza di questi prodotti, denunciare il rischio che possano scomparire, invitare tutti a fare qualcosa per salvaguardarli: cercarli, comprarli, mangiarli, raccontarli, aiutare i produttori e, in alcuni casi (quando i prodotti sono specie selvatiche a rischio di estinzione), tutelarli e favorirne la riproduzione.
L’obiettivo dell’Arca non è creare una banca del seme, una raccolta di germoplasma, un museo in cui esporre le conoscenze tradizionali, ma dare valore a queste risorse, riscoprirle e valorizzarle.
Fino ad oggi il progetto Arca del Gusto ha censito circa 1200 produzioni nel mondo, di cui 449 in Italia, e nell’ottobre 2012, a Torino, il Congresso internazionale di Slow Food ha ribadito la centralità della biodiversità, rilanciando con forza il progetto dell’Arca del Gusto come strumento fondamentale dell’associazione per coinvolgere le condotte, i produttori e le comunità locali.
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Orto in Condotta
Orto in Condotta conta 467 scuole/orti, 95 Condotte, 35.100 studenti, 1.400 insegnanti e 17.550 genitori ed è presente in 17 regioni.
Dal 2010 ad oggi abbiamo avviato 173 nuovi Orti in Condotta perché gli obiettivi di educazione alimentare e ambientale del progetto rimangono attuali e, seppur con le difficoltà di risorse umane e economiche che la scuola e gli enti locali stanno attraversando, le Comunità dell’apprendimento riescono a motivare insegnanti e genitori e a trovare le risorse per promuoverli. Ogni anno scolastico è dedicato ad un tema, ripreso nella Festa Nazionale degli Orti, che nell’ultima edizione ha contato 9.000 bambini partecipanti e un grande riscontro mediatico.
Per fornire spunti continui alla rete ogni anno si producono nuovi materiali, come il gioco di carte “Go Gardening! Ortaggi alla mano” e il quadernone enigmistico “Giochiamo con la frutta!”, e si lavora con alcuni sponsor alla realizzazione di iniziative con le classi.
I formatori di Orto in Condotta si confermano un gruppo coeso, che sa sfruttare le occasioni di incontro (gli appuntamenti dell’anno scorso a Santa Sofia, FC, e di quest’anno a Marcianise, CE) per far crescere e sviluppare il progetto. Allo stesso modo le collaborazioni con la rete dei Mille Orti in Africa, la piattaforma Grow the Planet e il progetto L’Orto in Campania, danno continui spunti di arricchimento e di crescita.
Dal 2013 l’offerta formativa si estende agli orti che hanno terminato il primo triennio e diventa necessario aderire ufficialmente alla rete, con l’obiettivo di renderla più forte e viva.
La sfida è contagiare le regioni non ancora coinvolte dal progetto e potenziare la rete italiana e internazionale.
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Mercati della Terra
Il progetto Mercati della Terra è un una rete internazionale di mercati, di produttori e di contadini, coerente con la filosofia Slow Food. In Italia il progetto è totalmente in carico alle Condotte e alle Associazioni regionali e vede oggi 27 mercati già attivi e altri in fase di attivazione. I mercati sono piuttosto eterogenei, per dislocazione in piccoli centri o grandi città, per gestione curata da volontari o da personale retribuito, per quantità di produttori che varia da un minimo di 10 a un massimo di 50. In tutti è comune l’organizzazione di momenti didattico/divulgativi con il coinvolgimento della Condotta. A livello nazionale la rete favorisce gli incontri, supporta la comunicazione attraverso il sito internet e lo sviluppo di grafica personalizzata, promuove l’identità del progetto anche fornendo materiali (es. shopper in Mater-bi).
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Master of Food
Nel periodo storico difficile che stiamo vivendo aumenta tra le persone, gli enti e le aziende la richiesta di formazione come strumento per uscire dalla crisi.
Con il Master of Food ci siamo cimentati nel difficile compito di ampliare il bacino dei co-produttori attenti non solo al proprio regime alimentare ma anche a quello della collettività, ovvero soggetti attivi di una comunità in grado di farne vivere identità ed economie.
L’inserimento nel piano didattico dei Master of Food di nuove materie, in linea con le tematiche promosse dall’associazione ma anche con i temi attuali del mondo eco e eno-gastronomico (educazione sensoriale, etichettatura, cucina senza sprechi, spesa), ha incrementato ancora di più l’interesse verso i nostri corsi. Ad oggi i partecipanti sono prima di tutto soci, il Master of Food si conferma in questo modo uno dei principali progetti associativi (circa 5.000 nuovi soci dal 2010 ad oggi), ma anche operatori del settore, grazie alle aziende che chiedono la nostra consulenza formativa.
Il Master of Food deve essere sempre più un progetto nazionale con una forte ricaduta locale perché nasce dall’esigenza e dalla volontà delle Condotte, si svolge sul territorio e non può prescindere dalle particolarità locali. Si adatta alle situazioni, valorizza le risorse a disposizione e crea le basi per futuri eventi e progetti che vanno nella direzione del consolidamento delle comunità del cibo locali.
Dal 2010 ad oggi abbiamo realizzato quasi 1.000 corsi per oltre 15.000 partecipanti.La collaborazione con le aziende esterne ha permesso di rispondere alle esigenze nate sul territorio e anche di fare nascere interessanti co-progettazioni.
Affinchè il gruppo di docenti fosse sempre aggiornato e in linea con le metodologie didattiche e i principi Slow Food, in questi anni abbiamo proseguito con le formazioni tematiche (16 appuntamenti) ed abbiamo aggiornato la didattica dei corsi, sia nella progettazione che nei materiali.
I Master of Food continuano ad essere un esempio da imitare, che riscontra successo anche all’estero, tanto che a Stoccolma e a Tokyo abbiamo replicato alcuni corsi classici, e gli eventi internazionali rimangono una bella occasione di scambio e di crescita con l’associazione italiana e internazionale.
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Campagne (Liberi da Ogm, Slow Fish, Salviamo il paesaggio, la collana Mangiamoli Giusti ecc.)
Una campagna e’ un’attivita’ che integra operativita’ (raccolta di firme, richieste di emendamenti, manifestazioni in piazza, finanziamenti, pubblicazioni) ed azioni di comunicazione per raggiungere un determinato obiettivo nell’ambito delle proprie priorità.
Una campagna puo’ avere carattere permanente oppure temporaneo a seconda che il suo sia un obiettivo di carattere educativo-comportamentale (come Slow Fish, Mangiamoli giusti, Salviamo il paesaggio o Liberi da Ogm) oppure concentrato su un un particolare fatto (come il decreto che vieta l’uso di neonicotinoidi, dannosi per le api).
Una campagna serve quando abbiamo bisogno di mobilitarci tutti al di là dell’attività quotidiana con uno sforzo e una concentrazione straordinarie, quando c’è un problema che deve essere reso pubblico per poter essere risolto, che comunque ha una relazione con la nostra mission e le nostre priorità. Il fondamento strategico delle campagne richiede anche che vengano integrati gli sforzi di programma, comunicazione e fundraising.
Grazie alle campagne, condotte quasi sempre in collaborazione con altre organizzazioni, abbiamo raggiunto importanti risultati: lo stop agli Ogm (pur tra mille difficoltà e violazioni normative) è principalmente un risultato ascrivibile alla Task Force per un’Italia Libera da Ogm (di cui siamo tra i principali attori); la sospensione all’autorizzazione di uso dei neonicotinoidi è un successo ottenuto dagli apicoltori soprattutto grazie al nostro sostengo; il Forum Salviamo il Paesaggio ci vede impegnati in un ruolo importantissimo, magari con minori competenze di quelle che abbiamo in altri ambiti ma con un ruolo fondamentale nel supporto all’esistenza stessa del Forum. Questi sono solo alcuni esempi dei successi ottenuti, pur con poche risorse a disposizione di queste attività.
Partecipazione ad alleanze
In chiusura del Congresso di Abano abbiamo sottolineato come fosse necessario percorrere la strada delle alleanze, coscienti del fatto che non dobbiamo e non possiamo fare tutto noi e consapevoli che il nostro contributo, anche se piccolo, è un contributo di estremo valore, perché originale, moderno, mosso dall’esclusivo interesse per il bene comune. Abbiamo ribadito la necessità di fare alleanze, ogni volta che fosse strategicamente, necessario e possibile, nei territori, andando a cercare, affiancare oppure accogliere, quando meno forti e strutturati di noi, quei soggetti che già fanno una parte del nostro lavoro, vivendo le alleanze come un modo ulteriore per trasmettere ad altri le nostre idee e la nostra filosofia.
Terra Madre rappresenta il nostro grande senso di alleanza con il mondo e nel mondo, perché nel nostro agire perseguiamo lo scopo di tessere relazioni all’interno di comunità e tra comunità, e non è un caso che una delle nostre forze sia l’ “Alleanza cuochi-presìdi”. Tutto il nostro agire sui territori, costantemente, tesse alleanze continue. Il senso di alleanza fa parte di noi.
Per dare concretezza ai nostri pilastri, già nel precedente documento congressuale abbiamo individuato alleanze globali e con altri movimenti e associazioni. Alcuni esempi legati ai nostri pilastri: l’alleanza con Altro Mercato, la partecipazione a Liberi da OGM, Coalizione Globale contro la Povertà, Coordinamento Italiano per la Sovranità Alimentare, Ocean 2012 per la riforma della politica europea della pesca, ARC 2012 per la riforma della politica agricola europea così come il tavolo italiano delle associazioni ambientaliste per lo stesso scopo, etc., e la promozione e fondazione di nuove alleanze (Salviamo il Paesaggio).
Sostegno ai Progetti della rete internazionale
La scelta di diventare un’associazione internazionale, assunta alla fine degli anni 80, si rivela oggi, a più di 20 anni di distanza, sempre più strategica. Essere una rete mondiale ci permette di comprendere meglio la complessità del nostro ruolo di associazione gastronomica, ci permette di leggere il mondo attraverso il cibo, la sua produzione e il suo consumo.
Slow Food Italia continua ad avere un ruolo da protagonista all’interno della rete internazionale, per storia, capacità di elaborazione del nostro pensiero, attività, numero di soci.
Uno dei progetti principali che ha impegnato la rete internazionale in questi anni è stato 1000 Orti in Africa, rilanciato allo scorso Congresso Internazionale e diventato oggi 10.000 orti in Africa. Come Slow Food Italia, a inizio progetto, ci siamo impegnati a finanziarne almeno 500 e oggi siamo a 590.
Nel 2010 è partita la campagna “Stop land grabbing” con cui denunciamo un fenomeno che mette a repentaglio la sovranità alimentare delle comunità locali.
Cresce la rete delle comunità del cibo e delle Condotte e proprio lo scorso Congresso Internazionale tenutosi a Torino nell’ottobre 2012, oltre al già citato del progetto Orti in Africa, ha rilanciato il progetto dell’Arca del Gustocon l’obiettivo di catalogarne almeno 10.000 e di far crescere la rete di Slow Food e Terra Madre arrivando ad avere 10.000 nodi della rete.
Una casa editrice di proprietà, autonoma e indipendente
Dal 1989 le pubblicazioni di Slow Food Editore illustrano la filosofia del movimento: elogio del piacere, sviluppo del gusto, tutela della biodiversità. Libri e riviste pensati per valorizzare la produzione enogastronomica di qualità; salvaguardare specialità artigianali, varietà vegetali e animali a rischio di scomparsa; informare ed educare il consumatore; promuovere un’agricoltura pulita e una nuova idea di gastronomia e sostenibilità.
Negli ultimi anni la nostra casa editrice si è impegnata a rinnovare complessivamente la propria produzione anche tenendo conto del difficile contesto che sta attraversando il comparto editoriale italiano e internazionale e che ha visto in modo particolare un calo verticale degli introiti pubblicitari, da sempre primaria fonte di sostentamento per le nostre economie.
La riorganizzazione del piano editoriale ha così permesso di realizzare prodotti “immediati”, che sappiano raccontarsi già attraverso la copertina. Rinnovare la nostra grafica attraverso un’analisi approfondita di quello che eravamo per avere le idee chiare su come saremmo voluti diventare. Senza la paura di valorizzare il nostro marchio, forte e universalmente riconosciuto come autorevole. Inoltre abbiamo cominciato a focalizzare le nostre energie su titoli rivolti ad un pubblico più ampio, riscontrando una buona risposta dal mercato (Slow Wine, Scuola di Cucina, Piccola Biblioteca di Cucina Letteraria, i nuovi Manuali, le Narrazioni) e a dedicarci all’editoria elettronica e alle App, posizionandoci da subito come leader di settore. Posizione che abbiamo mantenuto anche per le guide cartacee che, pur in un contesto di calo di vendite, restano fra le più vendute e lette in Italia, strumento di comunicazione di Slow Food anche fuori dalla nostra rete.
Importante anche il cambiamento sul fronte della comunicazione associativa, sia per il rinnovato impegno congiunto fra Editore e Ufficio di Comunicazione di Slow Food Italia che per la riprogettazione della rivista, oggi “Slow”, che ci ha permesso di ridare slancio anche allo strumento più importante di comunicazione e condivisione fra i soci.
Grandi eventi come Salone del Gusto e Terra Madre, Cheese, Slow Fish
Sin dal 1990 (con la storica Prima Convention sui vini piemontesi) Slow Food ha utilizzato eventi e manifestazioni con una duplice finalità: da un lato, un evento costituisce un palcoscenico privilegiato per i nostri temi e i nostri progetti; dall’altro lato, attraverso grandi iniziative si riesce a realizzare un pezzo importante del finanziamento dei nostri progetti. Così, sin dalle sue origini il Salone del Gusto è il principale sistema di sostegno dei Presìdi Slow Food (e non solo), come pure dello sviluppo della nostra rete internazionale. Cheese permette di finanziare larga parte dell’attività a favore delle campagne in difesa del latte crudo e per i piccoli produttori del settore. Slow Fish sostiene la campagna per un consumo responsabile di pesce e per la salvaguardia degli ecosistemi marini e della piccola pesca.
Nati rispettivamente nel 1996 e nel 2004, per la prima volta, nell’edizione 2012, Salone del Gusto e Terra Madre hanno dato vita a un evento unico, che racconta la straordinaria diversità del cibo di ogni continente, superando la divisione fra Nord e Sud del mondo e dando pari dignità a tutti i piccoli produttori che si ispirano al principio di un cibo buono, pulito e giusto, ovvero un cibo la cui qualità sia definita dalla bontà organolettica, dalla sostenibilità ambientale e dalla giustizia sociale.
Dal 25 al 29 ottobre 2012 Torino ha ospitato l’ultima, straordinaria edizione di Salone del Gusto e Terra Madre.
Il Salone del Gusto porta in eredità il successo consolidato nelle passate edizioni e un patrimonio di produttori eccellenti, cuochi, Laboratori del Gusto, Presìdi, istituzioni. Dal canto suo, Terra Madre rappresenta una rete di comunità del cibo, accademici, cuochi, giovani provenienti da 170 paesi nel mondo.
L’obiettivo è stato creare il più importante appuntamento mondiale dedicato al cibo, capace di unire il piacere del cibo e la responsabilità nei confronti di quel che mangiamo e di chi lo produce, affiancando all’esperienza enogastronomica – che rimane un caposaldo del Salone – la conoscenza delle donne e degli uomini che coltivano, allevano e trasformano i prodotti alimentari di tutto il mondo, dei territori in cui questi cibi nascono e hanno radici profonde.
Salone del Gusto e Terra Madre, a partire dal 2012, sono stati interamente aperti al pubblico e hanno offerto a tutti i visitatori la possibilità di scoprire i sapori delle regioni italiane, le comunità del cibo europee, asiatiche, africane e americane, i Presìdi di tutto il mondo (dal Perù alla Malesia), i protagonisti dei mille orti che Slow Food sta realizzando in Africa; di partecipare ai percorsi di educazione (per adulti e bambini), a conferenze e dibattiti, degustazioni e momenti di scoperta gastronomica (attraverso guide speciali come chef affermati ed emergenti, produttori di vino ed esperti culinari che “salgono in cattedra” nelle consolidate formule dei Laboratori e Teatri del Gusto, dei Master of Food e degli Incontri con l’Autore).
Nata nel 1997 Cheese, manifestazione internazionale a tema caseario organizzata con cadenza biennale da Città di Bra e Slow Food, celebrerà a settembre 2013 la sua nona edizione.
Un appuntamento consolidato per la grande rete internazionale di casari e artigiani che presentano i loro prodotti, incontrano i co-produttori, discutono vecchie e nuove sfide del mestiere, si confrontano su normative e prospettive offerte dal mercato.
Oltre che una grande festa, Cheese è un luogo di dibattito e confronto su tematiche ambientali, agricole e alimentari quali le produzioni a latte crudo, la biodiversità, la resistenza casearia.
Al Porto Antico di Genova da giovedì 9 a domenica 12 maggio 2013 si è svolta l’ultima edizione di Slow Fish, la manifestazione internazionale a cadenza biennale organizzata da Regione Liguria e Slow Food dedicata al mondo ittico. Un’edizione che ha segnato un rinnovamento della location dell’evento, realizzato fin dal 2004 alla Fiera di Genova.
Obiettivo dell’edizione 2013 è stato sottolineare l’importanza della corretta gestione delle risorse, della formazione degli operatori e dell’educazione dei consumatori. Tra i principali temi che da sempre l’evento promuove: l’impatto delle attività umane sugli ecosistemi acquatici, la sensibilizzazione su specie a rischio e taglie minime, la tutela della piccola pesca artigianale, l’educazione al consumo responsabile di pesce, la promozione delle specie sostenibili, la creazione di una rete tra gli operatori del settore, la correlazione tra cibo e salute, la promozione della cultura gastronomica legata al pesce
3. NUOVI TEMI PER IL FUTURO
Dal 2014 al 2018 l’Associazione dovrà porre attenzione anche ad altri temi, magari a partire da quelli affrontati in maniera meno approfondita sino a oggi?
Benessere animale
Legalità
Cibo e salute
Giovani e agricoltura (accesso alla terra, mestieri, diritto al credito)
Sementi
Clima ambiente ed energia
4. NUOVI PROGETTI PER IL FUTURO
Ci sono nuovi ambiti tematici e iniziative (di respiro nazionale) che possono affiancarsi (o magari sostituirsi) a quelle che hanno contribuito in maniera così determinante a fare la storia di Slow Food sino ad oggi?
Acquisizione di competenze e capacità di influenzare le politiche di settore
Agricoltura periurbana e orti (sociali, collettivi, comunitari)
5. L’ORGANIZZAZIONE ASSOCIATIVA
L’attuale organizzazione di Slow Food (soprattutto in Italia) propone l’unità territoriale di base (la Condotta) come mattone fondamentale di tutta l’Associazione. La Condotta è la pietra miliare di Slow Food e il suo funzionamento è affidato al Fiduciario e al Comitato di Condotta, affiancati dai responsabili di progetto (talvolta essi stessi membri del Comitato), cui vengono affidati i compiti di portare avanti iniziative e attività.
Le Associazioni regionali, nate a partire dal 2002, sono state concepite in funzione di un rafforzamento dell’identità di Slow Food come “rete di realtà locali”. Le Associazioni regionali hanno lo scopo (spesso svolto egregiamente) di avvicinare il livello di base (la Condotta) al livello nazionale e internazionale di Slow Food (intesi non solo come sede di Bra). Questa funzione viene svolta in maniera bidirezionale: si riportano sui territori gli elementi comuni alla rete nazionale e internazionale e si contribuisce alla crescita di Slow Food in Italia e nel mondo con l’attività e le idee dei territori, dei nodi locali. Il governo delle Associazioni regionali sino ad oggi non ha avuto un modello unico, anche se nella maggioranza dei casi esiste un sistema analogo a quello delle Condotte: un Presidente regionale affiancato da una Segreteria regionale e da responsabili di progetto/aree tematiche.
Questo modello organizzativo è ancora attuale e – salvo perfezionamenti – può essere il modello di riferimento per i futuro? Dovendo proporre delle modifiche all’attuale organizzazione (indipendentemente dalla risposta data alla domanda precedente) in che direzione si ritiene utile operare?
Maggiore partecipazione dei soci ai processi decisionali delle Condotte
Maggiore autonomia delle Condotte nelle scelte strategiche per sviluppare i temi associativi sul territorio L’attuale governance a livello nazionale è frutto di un percorso di graduale apertura ai rappresentanti del territorio (delle Associazioni regionali in particolare), anche se il rapporto tra la struttura di sede e le istanze territoriali non ha ancora raggiunto il punto di equilibrio.
Per il futuro è opportuno uniformare definitivamente il modello di governance a quello delle realtà territoriali? Ovvero un gruppo dirigente con un leader al suo interno, analogamente a Comitato di Condotta e Fiduciario?
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