OFFICINAMUSICA
contaminazioni e altri suoni
presenta
AIÔN trio
Stefano Costanzo, batteria
Marcello Giannini, chitarra
Ron Grieco, basso
giovedì, 7 novembre 2013 Ore 21.30
Equobar – Ass. Sott’e’ncoppa
via Luca Giordano 24, San Sebastiano al Vesuvio (NA)
Una produzione Sound Contest, in collaborazione con Equobar
e con la direzione artistica di Antonio Feola
Aiôn, secondo gli stoici, è il luogo degli eventi incorporei, popolato da effetti che lo frequentano senza mai riempirlo (G. Deleuze – Logica del senso). Nato da una costola dei Tricatiempo, il trio dell’Aiôn da più di un decennio gioca con il repertorio di Monk (al quale dedica un tributo in “Bemsha”), con le contaminazioni delle musiche moderne (drum’n’bass, dubstep,chillout) e con quelle più datate (jazz, rock,funk), mischiando il tutto senza soluzione di continuità come farebbe un deejay.
Concerto e cena
Formule di ingresso al concerto:
* Ingresso libero – servizio al tavolo 2€
* Ingresso libero – cena 15€ (Sconto interCRAL 12,00 €) + contributo concerto 2,00 €
Info e prenotazioni:
331 9021391 - info@sottencoppa.it
info@soundcontest.com
www.soundcontest.com
Se utilizzi un navigatore usa come indirizzo via Marconi 17 – San Sebastiano al Vesuvio (NA)
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RECENSIONE DA: http://www.soundcontest.com/recensione.php?id=981
Creatura polimorfica ed esteticamente duttile, i Tricatiempo sono un fiore all’occhiello della giovane scena musicale partenopea e nazionale, originali sperimentatori e portavoci di un verbo sonoro che nell’ultima dozzina d’anni ha purtroppo faticato non poco per far breccia tra il pubblico e guadagnarsi la meritata attenzione della critica specializzata. L’ostinazione del suo versatile leader, il batterista e compositore casertano Stefano Costanzo, unita alla genialita’ del chitarrista napoletano Marcello Giannini (insieme anche protagonisti di un’altra bellissima storia musicale partita da Napoli alla conquista del mondo, vale a dire gli Slivovitz) e all’affascinante tecnica del vibrafonista milanese Marco Pezzenati (a tempo pieno in forza all’orchestra del San Carlo di Napoli), trovano adesso (e finalmente) visibilita’ e spazio in questo omonimo album di debutto in studio sponsorizzato dalla sempre benemerita Auand di Marco Valente.
Un disco basato su un repetorio di brani originali (tutti firmati da Costanzo, ad eccezione di Orchidea, autografato da Pezzenati) che nonostante abbia gia’ diverse primavere alle proprie spalle esibisce e conserva una spettacolare freschezza e attualita’ per mezzo di fantasiose rimanipolazioni e indovinate soluzioni come, ad esempio, quella di inserire ed ospitare in ben tre titoli la visionaria ed efficace cifra trombettistica di Luca Aquino. Il discorso offerto e sviluppato da Tricatiempo investe con successo e coraggio diversi piani espressivi e stilistici, che a loro volta sollecitano in ogni singolo brano svariate prassi e convenzioni esecutive. L’arsenale strumentale impiegato (chitarra e basso elettrici, tromba, elettronica, tastiere, vibrafono e batteria) consente, infatti, alla formazione di passare agilmente dalla libera improvvisazione di marca jazzistica a quella di tradizione psycho-progressive, passando per evoluzioni post-rock di scuola chicagoana, sospese atmosfere “ambient” e cosmiche cavalcate kraut-space. Al di la’ di queste suggestioni e lezioni, la proposta di Stefano Costanzo e soci trova la sua piu’ originale e felice manifestazione in un concetto del suono “espanso e dilatato” che sembra volere applicare e ricalcare in tali esercizi ed esperimenti l’uso immaginifico del colore e del tempo tanto caro ad un personaggio quale Morton Feldman.
Tenendo profondamente fede anche all’etimologia dialettale del termine “tricatiempo” (laddove “tricare il tempo” in napoletano arcaico vuol dire “avere la calma per saper aspettare che le cose prendano la forma esatta”) la band di Stefano Costanzo scolpisce forme e delinea strutture in un labirintico e flemmatico gioco di vuoti e pieni, suoni e silenzi, un processo di lenta accumulazione, sottrazione e trasformazione che insiste su basi armonico-ritmiche serrate e reiterate, un “modus operandi” che potrebbe benissimo estendere o comprimere ogni singola traccia (e al suo interno ogni singolo dialogo, passaggio collettivo o invenzione individuale) “ad libitum”, facendosi beffe delle restrizioni o “doxa” temporali che spesso condizionano la percezione musicale e mentale dell’ascoltatore.
A beneficio di quest’ultimo restano, tuttavia, composizioni dalla sostanza cangiante e iridescente, sia quando la grana e la sostanza sonora tendono ad avvitarsi intorno alle ruvide schermaglie chitarristiche di Giannini e alle accese propulsioni ritmiche generate dalla batteria di Costanzo e dal basso elettrico di Daniele Sorrentino (come nel caso specifico di Timanfaya, Drakeiana o nell’ultima parte di Aiôn) sia quando salgono in primo piano i ricercati e articolati intrecci di vibrafono, tromba, effetti elettronici, chitarra e percussioni. Chi ama gente e modelli quali Tortoise, Jon Hassell, Claudia Quintet, Stereolab oppure i vari progetti di Rob Mazurek o Jason Adasiewciz (e stiamo parlando delle cose piu’ eccitanti accadute e sentite negli ultimi vent’anni) non fatichera’ a entusiasmarsi all’ascolto di tracce melodicamente intriganti seppur formalmente sofisticate quali Candelaria, Duende, Orchidea e Noumeno. Tanto piu’ se avra’ l’accortezza di gustarsi dal vivo questo repertorio, attualmente proposto e rielaborato da Stefano Costanzo in un format alternativo totalmente acustico, che vede interagire insieme percussioni, sassofono, violoncello, vibrafono e contrabbasso.
Voto: 8/10
Genere: Avant Jazz / Post Rock / Contemporary
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